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Petizione per la salvaguardia della Cestovia del Monte Camino
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Dal sito petizione online:
I giorni passano inesorabili ed il gelo attanaglia sempre di più gli animi degli Oropeinisti affezionati alle loro radici che si estendono fino alla punta del Monte Camino.
Abbiamo visto morire lentamente il paradiso che avevamo a due passi da casa, che abbracciavamo con uno sguardo tutte le mattine aprendo le finestre.
Prima l’anticima orgoglio dei migliori sciatori, poi il baby denominato affezionatamente “baby no limits” per le sue difficoltà, dove generazioni di bambini hanno mosso i primi passi ed orgogliosamente si pavoneggiavano di aver imparato ad Oropa.
Ora tocca alla cabinovia del monte Camino ultimo baluardo per poter salire ad ammirare il piccolo grande mondo che abbraccia il Biellese, con un panorama invidiatoci da chiunque abbia potuto salire ed ammirare dalla punta del Monviso agli Appennini Liguri passando per i massicci delle alpi centrali.
Il mondo, i tempi ed i ritmi di vita sono cambiati dai tempi d’oro di espansione del comprensorio, ma lo stesso mondo cerca una speranza ed una volontà di tornare indietro, almeno di quel tanto che basta per riequilibrare la mente ed il corpo del genere umano ridando valori ai sani principi di vita sia morali che nutritivi.
Ritornando al nostro amato Camino, mi sono sempre chiesto perché in tutti i posti che ho visitato ho sempre visto che sono state costruite delle strutture idonee a permettere a chiunque anche senza essere “un alpino” di apprezzare questi spettacoli naturali, creando delle semplici scale che portano dall’uscita della cabinovia ad un locale di ristoro “ Capanna Renata”, ed ad un terrazzino dove in bella vista è posto un cartello indicatore del ben di Dio che ci circonda, ed un paio di semplici binocoli a gettone per ammirare più dettagliatamente il paradiso.
La domanda che mi pongo è tutto qui !!! e perché da noi non siamo mai riusciti a realizzarlo !!!.
Questo per i turisti, mentre per gli sciatori, negli anni cè stato un appiattimento delle difficoltà di sciare sulle piste battute, ma contemporaneamente cè stata una espansione sia tecnica che di sicurezza che ha contribuito ad aumentare notevolmente lo sviluppo dello sci alpino (ora chiamato free rider).
Ormai la maggioranza degli sciatori di media capacità sale a Punta Indren e percorre i fuori pista di rientro al Lago del Gabiet o le altre varianti possibili.
Ad Oropa noi abbiamo una potenzialità di varianti così elevata che chiunque ci invidierebbe, in quanto dal Monte Camino possiamo :
1) discendere negli splendidi valloni a fianco della pista Nanni Serralunga, fare la variante del laghetto, passare per il “nido del merlo” e rientrare in qualsiasi momento nel tracciato battuto dal gatto delle nevi.
2) discendere nel “ Malpartus” con tutte le varianti possibili immaginabili ( la Ceva, il canalino, il Monumento ecc) legate al tipo di neve, all’esposizione ed ai propri gusti soggettivi.
3) avventurarsi nella “Est” con l’accesso al Monte Tovo e per chi vuole spingersi oltre fino al Ghiaccio Comune meglio noto come “Giass Mun” per poi scendere fino ad Oropa.
4) e perché no con una buona organizzazione scendere al lago del Vargno e/o più in basso ancora dove in base al giro organizzato un pulmino riporterebbe la comitiva alla base di partenza ( vedi Dolon Chamonix ecc.).
5) e per i più esperti la possibilità di scendere alle Dasate e/o Rosazza, il tutto senza dover prendere elicotteri. ( penso che già possa bastare).
Per fare funzionare il tutto ci vuole la volontà di organizzare e pubblicizzare in modo corretto tutto ciò; ma se ci guardiamo intorno e prendiamo gli esempi che il tempo ci ha dimostrato essere validi e costruttivi, possiamo verificare quante zone ex produttive ( ognuna nei propri settori) è stata riconvertita in turismo.
E’ chiaro che il singolo individuo non ha la capacità nè le possibilità economiche di fare tutto ciò senza l’aiuto politico di Comuni, Provincia e/o Regione, che invece a mio modesto parere mi sembra che tendano a mettere i bastoni tra le ruote con Leggi, Leggine e quant’altro per scoraggiare anche il più volenteroso.
Per finire vorrei capire come mai un impianto di risalita debba essere smantellato solo considerando che ha raggiunto un’età massima, anche se il suo uso è stato limitato nel tempo e costantemente aggiornato a tutte le normative vigenti, moralmente non credo che qualsiasi mezzo di una certa età ma che abbia avuto un uso corretto e limitato sia da buttare solo per vetustà.
Un discorso a parte lo meriterebbe il solo impianto “baby” in quanto la possibilità di una scuola di sci oltre dare da mangiare ai maestri e portare in quota genitori ed amici che contribuirebbero al sostentamento dell’unico albergo rimasto creerebbe una nuova generazione di giovani che con le loro radici sulle nostre montagne opterebbero facilmente per una grande e vicina sciata ad Oropa piuttosto che emigrare in Valle d’Aosta.
Quindi con la presente rivolgo un appello a chi di dovere possa prendere in considerazione i dovuti parametri e fare il possibile per evitare la chiusura tombale della cabinovia del Monte Camino, e si continui a farla funzionare assieme ai suoi affezionati turisti e sciatori e per fare in modo che siano sempre più numerosi.
Un ultimo pensiero va alla funivia che nel prossimo decennio raggiungerà anch’essa i suoi limiti di età, e quindi un’altra pietra tombale cadrà sulle nostre teste.
Se veramente vogliamo salvare Oropa e non considerarla solo un Santuario ma un insieme di valori muoviamoci per tempo.
Ringraziando anticipatamente chiunque abbia avuto la voglia di leggere queste righe fino in fondo porgo un caloroso saluto a tutti gli amanti dei propri luoghi di origine.