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9.12.2007
Schilpario: ripartiti gli impianti
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Sorpresa per la vigilia di Natale
Articolo tratto da "Araberara" 14 gennaio 2005
Partono, ripartono. Era un ritornello che durava da quasi vent'anni. Finito alla vigilia di Natale 2004 quando davvero un impianto è ripartito. E' la sciovia Spiazzi che parte dal Grumello. Ed è solo il primo tassello di un progetto di cui si riparlerà tra Amministrazione comunale e Cosepi di Alfredo Piantoni, proprietaria degli impianti, per risalire verso Epolo. Grande affluenza. La gestione è affidata alla società Bo.Ca. snc di Bortolo Bonaldi. Fino al 9 gennaio tutto aperto, adesso sabato e domenica salvo corsi e settimane bianche.
* * *
E' proprio vero che a volte è più facile prendersi tra due opposti. Il nuovo sindaco di Schilpario, Gianmario Bendotti, dopo aver fatto l'accordo immediato con i proprietari per allargare un lungo tratto della pista da fondo (pienone anche qui, alberghi pieni, il che non guasta anche per i progetti di rilancio dell'Hotel delle Alpi) permettendo così lo svolgersi di gare agonistiche e nello stesso tempo la pratica dello sci per gli amatori, è riuscito a trovare un accordo, per ora provvisorio, per far ripartire per Natale un pezzo dei gloriosi impianti che portano a Epolo. La bega decennale tra l'amministrazione comunale e il proprietario Alfredo Piantoni, si è quindi risolta con un accordo tra quest'ultimo e il nuovo sindaco. E c'è quindi la speranza più che concreta che la celebrazione del 50° dell'apertura di questi impianti di Schilpario sia celebrata non a babbo morto.
Ripercorriamo ancora una volta la piccola storia di questi impianti. E' il 26 settembre del 1956: c'è un nuovo sindaco a Schilpario, si chiama Mario Maj, ha 26 anni, è stato eletto da poco e quel giorno assieme al Direttore del Consorzio Minerario Barisella, Ing. Andrea Bonicelli, riunisce tutti gli esercenti e commercianti di Schilpario. Cosa dite se costruiamo un impianto di risalita nella conca sopra il Grumello, puntando verso Epolo? La risposta è ovviamente entusiastica, ci mancherebbe, allora c'era un pionierismo imprenditoriale ancora sorretto da entusiasmo, Schilpario era già stazione invernale di rilievo giusto da mezzo secolo. Ma era lo sci generico di quei tempi mentre era in corso l'evoluzione tra i fondisti e i discesisti. Ed era chiaro che per scendere bisognava prima salire, è legge di natura. Da quella riunione del settembre 1956 si venne fuori con l'istituzione di un Comitato con tanto di soci e statuto costitutivo, che chiese preventivi a tre ditte, una di Lecco (la Antonio Badoni), una di Milano (la Cita - Costruzioni Impianti Trasporti Alpini) e una di Torino (la Fratelli Marchisio). Non ne sortì nient'altro che belle intenzioni o belle illusioni (a Vilminore si era costituito un analogo Comitato per lo sviluppo del Barbarossa, inteso come monte, a Colere lo Sci Club risale ai primi anni sessanta e nel 1966 nasce la Società Sciovie Colere s.r.l.). Solo il 17 settembre 1959 viene varata la "Spa Seggio-Sciovie di Schilpario (S.S.S.)". Ma non sono tanto gli schilpariesi che ci si mettono, quanto i forestieri.
Quello era il tempo di scarsi capitali in valle: erano i forestieri a "vedere" le potenzialità di sviluppo di quello sport dello scivolare sulla neve. La sede è a Varese e varesini sono i professionisti (soprattutto medici) che ci mettono il capitale (10 milioni di allora!), sia pure suddiviso in azioni da mille lire. La nuova società, con quel capitale, non sta ferma, presenta la domanda al Comune di Schilpario per realizzare una bidonvia: è il 14 febbraio 1960.
Il Consiglio comunale, sempre presieduto da Mario Maj (resterà sindaco fino alla morte, nel 1994), promotore di quella riunione di tre anni prima, il 20 marzo approva all'unanimità il progetto redatto dall'Ing. Lello Prudenza per conto della società Fratelli Marchisio di Torino. E adesso sentite: l'impianto viene realizzato in pochi mesi, è pronto il 4 ottobre. Bisogna aspettare l'autorizzazione della Motorizzazione Civile che arriva solo il 21 dicembre. Il Natale 1960 a Schilpario è di festa. Era tipico dell'epoca (non solo in Val di Scalve, come può raccontare la storia delle altre valli) aspettarsi la salvezza da fuori, da un forestiero, uno qualsiasi, che venisse, desse un'occhiata e decidesse di buttare i suoi soldi in aria, che poi ricadendo chiunque li potesse raccattare.
La società aveva spuntato la concessione dell'esercizio per una durata quarantennale. Pensate, sarebbe scaduta nel 2000. E invece la Società viene messa in liquidazione il 27 dicembre 1967 dal Tribunale di Varese. Ma in quei sette anni è cambiato qualcosa: una famiglia di Schilpario, quella dei Fratelli Mancini, nel 1968, acquista le quote della società liquidata l'anno prima. In aggiunta alla vecchia bidonvia arrivano nuovi skilift sopra il Grumello e anche nella valle di Epolo. Due anni dopo Schilpario riceve la mazzata della chiusura delle ultime miniere, 120 posti di lavoro che vanno in fumo, la popolazione residente in pochi anni cala di 500 unità. Certo, gli impianti non si basano sull'utenza locale, ma la crisi della Valle di Scalve non è isolata, sono anni di vacche magre e l'atteso boom delle stazioni turistiche non c'è. A Colere si è aperta la stazione sciistica con bel altre prospettive, quota più alta e ben più vasto demanio sciabile. Tra il 1987 e il 1988 la società chiude gli impianti. L'Amministrazione comunale avvia una lunga trattativa per acquisire la proprietà ma non se ne arriva mai a una. E nel 1994 (11 gennaio) la Cosepi s.r.l. soffia (si fa per dire) l'affare al Comune.
La nuova società di Alfredo Piantoni presenta un progetto di rilancio che comporta però anche una compensazione edificatoria nella zona della partenza e in località "La Castagna" all'ingresso del paese. Il Piano Regolatore mette nero su bianco, ma la Regione Lombardia lo boccia nel 1997.
Allora il Consiglio comunale (13 marzo 1998) decide di entrare con una quota nella società di Castione (non di proprietà) acquisendone il 30%. Ma non servirà a sbloccare la situazione, che si ingarbuglierà ulteriormente per divergenze (anche personali). Nel dicembre 2002 la stessa società riceve dalla Regione un contributo di un milione e 734 mila euro (tre miliardi e mezzo di lire) per la costruzione di una seggiovia a 4 posti che va a sostituire la vecchia bidonvia.
Ma si deve arrivare alla vigilia di Natale 2004 per rivedere funzionare (parzialmente) gli impianti di Schilpario. Che, uniti alla pista classica di fondo in pineta, rilancia il paese scalvino tra le stazioni sciistiche bergamasche.
(Tramite www.scalve.it)
Partono, ripartono. Era un ritornello che durava da quasi vent'anni. Finito alla vigilia di Natale 2004 quando davvero un impianto è ripartito. E' la sciovia Spiazzi che parte dal Grumello. Ed è solo il primo tassello di un progetto di cui si riparlerà tra Amministrazione comunale e Cosepi di Alfredo Piantoni, proprietaria degli impianti, per risalire verso Epolo. Grande affluenza. La gestione è affidata alla società Bo.Ca. snc di Bortolo Bonaldi. Fino al 9 gennaio tutto aperto, adesso sabato e domenica salvo corsi e settimane bianche.
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E' proprio vero che a volte è più facile prendersi tra due opposti. Il nuovo sindaco di Schilpario, Gianmario Bendotti, dopo aver fatto l'accordo immediato con i proprietari per allargare un lungo tratto della pista da fondo (pienone anche qui, alberghi pieni, il che non guasta anche per i progetti di rilancio dell'Hotel delle Alpi) permettendo così lo svolgersi di gare agonistiche e nello stesso tempo la pratica dello sci per gli amatori, è riuscito a trovare un accordo, per ora provvisorio, per far ripartire per Natale un pezzo dei gloriosi impianti che portano a Epolo. La bega decennale tra l'amministrazione comunale e il proprietario Alfredo Piantoni, si è quindi risolta con un accordo tra quest'ultimo e il nuovo sindaco. E c'è quindi la speranza più che concreta che la celebrazione del 50° dell'apertura di questi impianti di Schilpario sia celebrata non a babbo morto.
Ripercorriamo ancora una volta la piccola storia di questi impianti. E' il 26 settembre del 1956: c'è un nuovo sindaco a Schilpario, si chiama Mario Maj, ha 26 anni, è stato eletto da poco e quel giorno assieme al Direttore del Consorzio Minerario Barisella, Ing. Andrea Bonicelli, riunisce tutti gli esercenti e commercianti di Schilpario. Cosa dite se costruiamo un impianto di risalita nella conca sopra il Grumello, puntando verso Epolo? La risposta è ovviamente entusiastica, ci mancherebbe, allora c'era un pionierismo imprenditoriale ancora sorretto da entusiasmo, Schilpario era già stazione invernale di rilievo giusto da mezzo secolo. Ma era lo sci generico di quei tempi mentre era in corso l'evoluzione tra i fondisti e i discesisti. Ed era chiaro che per scendere bisognava prima salire, è legge di natura. Da quella riunione del settembre 1956 si venne fuori con l'istituzione di un Comitato con tanto di soci e statuto costitutivo, che chiese preventivi a tre ditte, una di Lecco (la Antonio Badoni), una di Milano (la Cita - Costruzioni Impianti Trasporti Alpini) e una di Torino (la Fratelli Marchisio). Non ne sortì nient'altro che belle intenzioni o belle illusioni (a Vilminore si era costituito un analogo Comitato per lo sviluppo del Barbarossa, inteso come monte, a Colere lo Sci Club risale ai primi anni sessanta e nel 1966 nasce la Società Sciovie Colere s.r.l.). Solo il 17 settembre 1959 viene varata la "Spa Seggio-Sciovie di Schilpario (S.S.S.)". Ma non sono tanto gli schilpariesi che ci si mettono, quanto i forestieri.
Quello era il tempo di scarsi capitali in valle: erano i forestieri a "vedere" le potenzialità di sviluppo di quello sport dello scivolare sulla neve. La sede è a Varese e varesini sono i professionisti (soprattutto medici) che ci mettono il capitale (10 milioni di allora!), sia pure suddiviso in azioni da mille lire. La nuova società, con quel capitale, non sta ferma, presenta la domanda al Comune di Schilpario per realizzare una bidonvia: è il 14 febbraio 1960.
Il Consiglio comunale, sempre presieduto da Mario Maj (resterà sindaco fino alla morte, nel 1994), promotore di quella riunione di tre anni prima, il 20 marzo approva all'unanimità il progetto redatto dall'Ing. Lello Prudenza per conto della società Fratelli Marchisio di Torino. E adesso sentite: l'impianto viene realizzato in pochi mesi, è pronto il 4 ottobre. Bisogna aspettare l'autorizzazione della Motorizzazione Civile che arriva solo il 21 dicembre. Il Natale 1960 a Schilpario è di festa. Era tipico dell'epoca (non solo in Val di Scalve, come può raccontare la storia delle altre valli) aspettarsi la salvezza da fuori, da un forestiero, uno qualsiasi, che venisse, desse un'occhiata e decidesse di buttare i suoi soldi in aria, che poi ricadendo chiunque li potesse raccattare.
La società aveva spuntato la concessione dell'esercizio per una durata quarantennale. Pensate, sarebbe scaduta nel 2000. E invece la Società viene messa in liquidazione il 27 dicembre 1967 dal Tribunale di Varese. Ma in quei sette anni è cambiato qualcosa: una famiglia di Schilpario, quella dei Fratelli Mancini, nel 1968, acquista le quote della società liquidata l'anno prima. In aggiunta alla vecchia bidonvia arrivano nuovi skilift sopra il Grumello e anche nella valle di Epolo. Due anni dopo Schilpario riceve la mazzata della chiusura delle ultime miniere, 120 posti di lavoro che vanno in fumo, la popolazione residente in pochi anni cala di 500 unità. Certo, gli impianti non si basano sull'utenza locale, ma la crisi della Valle di Scalve non è isolata, sono anni di vacche magre e l'atteso boom delle stazioni turistiche non c'è. A Colere si è aperta la stazione sciistica con bel altre prospettive, quota più alta e ben più vasto demanio sciabile. Tra il 1987 e il 1988 la società chiude gli impianti. L'Amministrazione comunale avvia una lunga trattativa per acquisire la proprietà ma non se ne arriva mai a una. E nel 1994 (11 gennaio) la Cosepi s.r.l. soffia (si fa per dire) l'affare al Comune.
La nuova società di Alfredo Piantoni presenta un progetto di rilancio che comporta però anche una compensazione edificatoria nella zona della partenza e in località "La Castagna" all'ingresso del paese. Il Piano Regolatore mette nero su bianco, ma la Regione Lombardia lo boccia nel 1997.
Allora il Consiglio comunale (13 marzo 1998) decide di entrare con una quota nella società di Castione (non di proprietà) acquisendone il 30%. Ma non servirà a sbloccare la situazione, che si ingarbuglierà ulteriormente per divergenze (anche personali). Nel dicembre 2002 la stessa società riceve dalla Regione un contributo di un milione e 734 mila euro (tre miliardi e mezzo di lire) per la costruzione di una seggiovia a 4 posti che va a sostituire la vecchia bidonvia.
Ma si deve arrivare alla vigilia di Natale 2004 per rivedere funzionare (parzialmente) gli impianti di Schilpario. Che, uniti alla pista classica di fondo in pineta, rilancia il paese scalvino tra le stazioni sciistiche bergamasche.
(Tramite www.scalve.it)